LA BARRICATA DEI 99 POSSE "IL COMUNISMO NON E’ MORTO"
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LA BARRICATA DEI 99 POSSE "IL COMUNISMO NON E’ MORTO"
Esce il 4 maggio il disco del gruppo rap napoletano,"La vida que vendrà". Un attacco ai nuovi contratti di lavoro.
di Carlo Moretti
ROMA - C'è l'Italia del lavoro che cambia in questo nuovo disco dei 99 Posse, il gruppo rap napoletano nato nel circuito dei centri sociali. In un vortice di ritmi da rave party, tra cavalcate ragamuffin e lente ballate rap, si ascoltano testi sul lavoro che non c'è, sulle "morti bianche", sul lavoro in affitto, sul lavoro flessibile. E anche se La vida que vendrà (nei negozi il 4 maggio, per la Bmg) è stato registrato prima delle elezioni regionali, vi si ritrovano tanti temi utilizzati nella campagna elettorale.
C'è la difesa del comunismo, valore ribadito dai 99 Posse. Che tra l'altro riprendono nel titolo il famoso brano degli Inti Illimani El Pueblo Unido, presente nel disco in versione rap. "I comunisti esistono, anche in Italia" assicura il cantante, Luca 'Zulu" Persico "solo che vorremmo spiegare ai ragazzi che non li hanno mai conosciuti, che i comunisti sono diversi da quelli che Berlusconi attacca".
Un disco politico, forse più dei vostri precedenti. E uno dei temi forti dei testi è il lavoro...
"Oggi che la fabbrica non è più il centro della produzione, il capitalismo si è riorganizzato. Se in un mondo di lavoro in affitto, di attacco frontale ai diritti sindacali dei lavoratori, di politiche di "zero tolleranza" che vengono rivendicate in modo folle anche dai sottoproletari delle periferie urbane, se in un mondo così i consigli di fabbrica non possono più svolgere il compito di contestazione e di controinformazione, beh allora abbiamo la presunzione di assumerne noi il ruolo, nel nostro piccolo e con i nostri mezzi, ovvero con le parole e con la musica. E ogni volta che potremo nei concerti".
Concerti che come il disco continueranno ad avere prezzi imposti strappati per contratto alla casa discografica multinazionale e alla vostra agenzia…
"Esatto, 29.900 lire per il disco e 15 mila per il concerto. Siamo rimasti in pochi in Italia a ribadire che la musica costa troppo e che potrebbe costare meno se ognuno facesse la sua parte: ormai siamo solo noi e gli Assalti Frontali .(gruppo rap romano, n. d. r.). Il nostro successo (160 mila copie di Corto circuito, l'album precedente, n. d. r.) è inversamente proporzionale al nostro cachet: chiediamo venti milioni, la metà di quanto chiedono artisti come Carmen Consoli o Max Gazzè. I promoter quasi non ci credono". "La musica dovrebbe essere un servizio pubblico, come la scuola, come gli ospedali" aggiunge Meg.
A quale pubblico pensavate scrivendo questo disco?
"Il nostro referente è tutta la gente che subisce la politica, non i comunisti o solo i ragazzi dei centri sociali. Cito Marx: il comunismo è il movimento reale che abbatte lo stato di cose presenti". I comunisti vanno allora ricercati nei posti dove le persone hanno bisogno, oltre che desiderio o passione politica, di modificare la loro vita difficile. Siccome questi posti oggi sono molti, dalle discoteche ai posti di lavoro, resta soltanto di dirselo e di organizzarsi per superare le mille spaccature che ci sono a sinistra, sacrosante per carità: anche tra i centri sociali, nell'area di Autonomia operaia, e non solo tra i Ds e Rifondazione. Andare oltre e pensare, appunto, a "La vida que vendrà", tutto ciò che abbiamo, il nostro futuro, almeno quello lo possiamo immaginare diverso. E invece sta passando l'ipocrisia dei politici: ormai i disoccupati li chiamano lavoratori sul mercato del lavoro"".
A proposito di flessibilità, va detto che queste nuove forme di contratto permettono a tanti giovani di lavorare...
"Non possiamo che dirgli di continuare a farlo. Semplicemente bisognerebbe rendersi conto che non è così bello come si dice. Bisogna liberarsene presto, e nel frattempo sfruttare il lavoro interinale per questioni di mera sopravvivenza. Ma sbagliava l'ex presidente del Consiglio quando in televisione invitava i giovani a non contare sul posto fisso, perché il futuro è il lavoro interinale. Se l'alternativa è morire di fame o mettersi a vendere l'eroina allora il lavoro interinale va bene, ma non si può lavorare solo sei mesi l'anno, quando sei fortunato. E ogni volta ricostruendo la tua professionalità e rischiando magari la vita sulle impalcature di un grattacielo: succede ai lavoratori professionali, figuriamoci agli interinali che fino al mese prima facevano tutto un altro mestiere, magari i portuali".
Questo disco è stato caratterizzato da cinque rinvii e da contrasti con la casa discografica...
Risponde Meg: "Hanno avuto paura dei ringraziamenti che avevamo scritto in fondo al libretto. Dopo due settimane di discussioni, all'ultimo momento hanno tolto la frase "Grazie per le buone notizie che arrivano da Hammamet", anche se i nostri avvocati gli avevano dimostrato che non c'erano pericoli".
E la frase di Francesco Cossiga ,in "Yankee go home"?
Spiega Luca: "L'abbiamo ripresa da una trasmissione del'92 , di Giuliano Ferrara, "l'Istruttoria". Cossiga rivendicava la paternità degli accordi segreti con gli americani che autorizzavano la presenza di armi nucleari sul territorio italiano. Perfetto per la chiusura di quel brano".
LA REPUBBLICA - 27/04/2000
giovedi 27 aprile 2000
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