99 POSSE: TERRA E LIBERTÀ
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99 POSSE: TERRA E LIBERTÀ
Si sono uniti per dare voce alla suburbia dimenticata. Ma il loro grido ritmato ha saputo scavalcare i muri del centro sociale, facendosi inno e denuncia in musica.
Meg é calma, i 99 Posse no. Un nuovo album come La Vida Que Vendrà sta lì ad indicare chiaramente come dopo dieci anni di attività di sabotaggio e sovversione, il clan partenopeo abbia ancora artigli appuntiti e impulsi di rivoluzione. Lo dimostra con le quattordici tracce di un disco che forse é il migliore della sua carriera, eccellente per le basi elettroniche che scatenano il movimento, scolpito dalle invettive di Zulù e autenticamente esaltato dalla voce di Meg, tra le “ugole” più entusiasmanti della scena musicale italiana. In pratica la nostra Lauryn Hill. Spetta proprio a lei incontrare giornali per la Posse: <Parlare con voi giornalisti non é un problema. Anche se a volte ci sono delle nostre dichiarazioni riportate in maniera errata che ci fanno imbestialire>. La tua voce é quella che “fa la differenza” nel nuovo disco dei 99. Cos’é cambiato rispetto al precedente Corto Circuito? <I ragazzi sì fidano di più di me. Prima ero nuova, normale ci fosse un pò di “diffidenza”; dovevo ancora entrare nel meccanismo della band. Ora ci sono pienamente. E ringrazio anche per il paragone con Lauryn Hill, che é di certo una delle mie cantanti preferite. Anche se poi nel mio modo di cantare ritrovo un pò di tutto ciò, che mi piace ascoltare, dalla voce di Billie Holiday, che per me è la migliore di tutti i tempi, fino alle influenze elettroniche di Chemical e Prodigy>. In questo momento stiamo vivendo il boom della musica al femminile in Italia. <Si, ma facci caso: non c’é una di queste ragazze che sia brutta, che non corrisponda ad un canone estetico capace di colpire il pubblico. A parte le qualità artistiche, la selezione a monte viene effettuata proprio in base alla bellezza, a questo gusto esteriore chiamato “look”. Una pratica che mi fa orrore, certo, ma dalla quale temo non riusciremo ad uscire in tempi brevi. L’industria discografica, che tutti ci ingloba, ha una mentalità così ristretta da far paura>. Che intendi? <La musica in Italia é ancora in mano a una lunga lista di personaggi che tratta i dischi alla stregua di detersivi. E non gliene frega niente della creatività che ci può essere dentro. Insomma, per i discografici tutto è mercato, ed hanno in mente solo questo quando cercano di smussare angoli e asperità di ogni disco in uscita per incanalarlo in un generico “gusto” del pubblico che compra. Ma dimenticano che invece che é stata proprio la libertà concessa a Hendrix, alla Joplin, a Jim Morrison, agli stessi Beatles ad averli resi immortali. E, oh sì, anche con noi provano a limare e a moderare i nostri testi: peccato per loro, però, perché noi abbiamo un contratto di ferro che ci lascia la completa libertà artistica e la possibilità di fare tutto ciò che vogliamo. A modo nostro>.
Fabrizio Massignani
ROCKSTAR - 6/00
giovedi 01 giugno 2000
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