99 Posse diario da Praga - parte 1
99 Posse diario da Praga


Sabato 23 settembre 2000. La sveglia alle 6.45 è una cosa crudele. Se non altro perché a dormire ci ero andata solo due ore prima... Ma la notte non si può allungare e Praga ci aspetta! Metto su gli Asian per avere un pò di carica e mi preparo per la partenza. Con Marco e Claudio riesco ad arrivare più o meno puntuale all’ appuntamento (h. 8.30 in p.zza Garibaldi) dove ci attendevano Luca, Sasha una cinquantina di napoletani, mi aspettavo di trovarne il triplo ma la questura ha negato il visto a tutti quelli con procedimenti in corso... capisco.
h. 10 si parte! h. 13 lentamente arriviamo a Roma. Quì avremmo dovuto trovare alcuni vagoni del Global Action Express, il treno per Praga. Prima di unirci ai compagni romani, però, ci tocca una bella perquisizione zaino-per-zaino. h 16 a Bologna ci accoglie una folla festante con tanto di banda scalmanata di fiati e tamburi. In serata approdiamo a Mestre. Guardie ovunque... ma l’emozione è grande: ci congiungiamo ai compagni del nord-est e ai vagoni provenienti da Milano. Ecco: adesso il Global Action Express è completo. Lo spettacolo comincia adesso. Realtà eterogenee in movimento con lo stesso obiettivo: far sentire la propria voce contro le politiche del Fondo monetario e la Banca mondiale.
h. 4.30 arriviamo alla frontiera con la Repubblica ceca. La stazioncina di campagna è presidiata dalla polizia. Dopo un controllo 17 persone sprovviste di passaporto vengono portate via, mentre altre 4, colpevoli di aver partecipato ad alcune assemblee a Praga, riusciamo, dopo un tira e molla con le guardie, a riportarle sul treno. Ma il messaggio della polizia è perentorio: sono “indesiderati” che la Repubblica ceca non lascerà mai entrare.
Domenica 24 settembre. Tutta la giornata trascorre nel limbo di quella stazioncina, tra un’assemblea e l’altra, al telefono con gli ambasciatori, senza nulla da mangiare. Se oggi c’è stato un momento di tranquillità e pace non ho dubbi la messa di don Vitaliano, sui binari. Al posto dell’altare, un enorme djembe. Al posto dei fedeli canonici, la fauna variegata del Global Action Express. Che scena. Magica e sospesa nel tempo. La calma e la determinazione di quest’uomo, incantano. E commuovono. Intanto, dall’ambasciata, nessuno spiraglio. Veniamo messi al corrente che, se non molliamo i quattro e non partiamo entro mezzanotte, verremo rispediti tutti in Italia. Ottimo. L’insofferenza cresce. In tarda serata capiamo che non è più possibile arrivare in tempo per suonare. Dopo un lungo confronto, i fantastici quattro comunicano all’assemblea di voler porre fine al calvario consegnandosi alle autorità. E’ triste, ma sembra l’unica alternativa percorribile...
h. 00.00. Il Global Action Express, dopo circa 20 ore di sosta forzata riparte alla volta di Praga, lasciando a terra i 4 indesiderati e, forse proprio per questo, ancora più agguerrito.
h. 2. Alla stazione di Praga ci attende un esercito di robocop…Il nostro soggiorno non si prospetta essere dei più tranquilli. Quasi automaticamente, nella mia testa prima, a fior di labbra poi, queste parole: todo para todos! todo para todos! todo para todos!
25/9/2000. Chi vi parla adesso é Zulù che si sveglia alle 15.30 e si dirige non senza pericoli al centro sociale dove si sarebbe svolta l’assemblea organizzativa del corteo del 26. La polizia aveva infatti predisposto vari posti di blocco alle vie d’accesso al centro sociale allo scopo di schedare i compagni e trarre in fermo quelli sprovvisti di passaporto. Ma con l’aiuto di eroiche avanguardie riusciamo tutti ad aggirare l’ostacolo e il manipolo italiano del Global Action giunge all’assemblea compatto e senza perdite. L’assemblea si divide subito in tre sottoassemblee di gruppi di affinità: i rosa pacifisti non violenti stile fricchettone post-gandhiano; i gialli, le famigerate tute bianche; i blu, punk anarchici greci e inglesi misti a realtà antagoniste italiane non schierate con le tute bianche. Ognuno di questi gruppi gestirà una delle tre vie d’accesso al centro congressi con un comune obiettivo: bloccare l’assemblea dei delegati del FMI e della Banca mondiale. Ai rosa toccherà la strada alla sinistra del ponte dove suoni e colori saranno le uniche armi consentite. Ai gialli toccherà il ponte dove con l’ausilio di gommoni, caschi e protezioni corporee autocostruite si tenterà di aprire un varco nello schieramento avversario. Ai blu i sentieri alla destra del ponte, scenario ideate per la guerriglia metropolitana, disciplina questa nella quale primeggiano i punk anarchici ma sanno farsi apprezzare anche molti centri sociali italiani. Terminata l’estenuante assemblea - ogni intervento era tradotto in 5 lingue – si fa ritorno allo stadio dove bisognerà inventarsi le protezioni e gli scudi poiché la maggior parte dei materiali era stata bloccata tra Roma e Milano dalla sempre inopportuna polizia italiana. Buona parte della nottata passa così tagliando e sagomando i materassi del dormitorio per trasformarli in improbabili quanto efficaci armature da nuovo millennio e segando in due i bidoni dell’immondizia sì da ottenere da ciascuno dai due ai tre scudi. Alle 5 esausti andiamo a nanna.


Di MARIA MEG e LUCA ZULU’


MUSICA di Repubblica – 12/10/00
giovedi 12 ottobre 2000
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