99 Posse: I veri comunisti ballano il twist
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99 Posse: <I veri comunisti ballano il twist>
E' già polemica per il nuovo disco: censurato un riferimento a Craxi
Dopo le 160.000 copie vendute di <Corto circuito>, i 99 Posse avrebbero potuto mirare ad un altro record di vendite: bastava mettere nel disco, tra una rima militante e un beat danzereccio un’altra canzone d’amore come <Quello che>. Ma di canzoni d’amore in “La vida que vendrà” non c’è traccia (<Semplicemente non c’è venuta>, spiegano lapalissianamente loro) e la dimensione antagonista del gruppo napoletano è ribadita momento per momento:dal titolo (un verso di “El pueblo unido”, riproposto per l’occasione in chiave rap) alla copertina con foto di scontri tra i disoccupati e forze dell’ordine in piazza del Plebiscito, ai testi, ai ringraziamenti (<dai quali la Bmg ha censurato un "grazie per le buone notizie che arrivano da Hammamet”>, polemizza il gran manipolatore di suoni Marco Kaya Pezz8). Fedeli alla linea, i 99 sfornano il loro album più duro e politico, <rinunciando quasi del tutto all’arma dell’ironia per responsabilità: aver allargato la propria platea vuol dire rivolgersi ad un pubblico meno avvertito e militante, al quale devi parlare chiaro>, spiega Luca Zulù Persico. <Il nemico marcia sempre alla tua testa>, cantava milioni di anni fa Claudio Lolli prendendosela con la <Socialdemocrazia> e i 99 sottoscrivono, dedicando gran parte della propria rabbia <contro questa finta sinistra al governo, buonisti ex comunisti che hanno paura dei veri comunisti>, arringa ‘o Zulù, «artefici di una politica di destra fatta di lavoro interinale, flessibilità, tolleranza zero, repressione di tutti i non allineati e i non garantiti, a cominciare dai disoccupati e dagli immigrati, per non parlare di chi frequenta i centri sociali: i centri sono la cosa più lontana che esiste dal terrorismo, eppure si cercano li, proprio in queste ore, i “nuovi terroristi”. E’ come se all’epoca fossero state perquisite tutte le sedi dell’Azione cattolica solo perché la frequentava Renato Curcio>. Alle rime militanti - dialetto o italiano non fa differenza - sparate a velocità assassina fa da contraltare una raccolta di ritmi che sanno di Giamaica, di Bristol, della Londra degli immigrati indo-pachistani, ma anche di Cilento:<Povera vita mia> è una splendida ballata postmetropolitana costruita su <un lamento contadino che mio nonno, un partigiano, ricorda dalla sua infanzia>, racconta Mega (che un tempo si faceva chiamare Meg), <poche parole in dialetto che spiegano la società capitalista di ieri e di oggi, lavoro interinale compreso>. Accompagnata da amici come il raggaeman General Levy, Speaker Cenzou,Papa J, Roy Paci, Sergio Messina e il produttore Carlo Rossi, la posse che ha sconvolto la musica italiana cita Saint-Exupery, si misura in suadenti atmosfere jazz (dominio di Mega), poi si scatena con <L’anguilla>: un riff dei Foreigner per un inno all’animale simbolo della resistenza contro l’omologazione liberista. Un carosello sovversivo che però, cosciente del potere delle parole, quando può usa l’arma dello sberleffo: <Per le forze dell’ordine che continuano a trattarci come nemici pubblici numero 1 c’é “all’Antimafia” il nostro augurio di essere trasferiti all’Antimafia appunto, in modo da doversi confrontare con dei veri criminali, dei veri duri>. Raggamuffin, hip hop, break-beat, amabili cantilene pop made in Kingston (<Some say this some say that>, rock parossistico, spirali elettroniche, campionamenti del gladiatore Cossiga per riscoprire l’antico slogan di <Yankee go home>, un surreale <Comuntwist>, ovvero l’electro-twist dei neo comunisti che non si riconoscono in Rifondazione e guardano con simpatia alla proposta di Luigi Pintor di fondare un <nuovo soggetto comunista, antagonista e antigovernativo>: «Se abbiamo inciso “El pueblo”>, ammette Zulù, <è proprio per invitare la sinistra reale a superare le divisioni che storicamente l’affliggono: mentre noi litighiamo la destra di Berlusconi, Fini, Veltroni e Amato ci massacra>. La lotta continua, insomma, < per le strade, nei cortei, nei centri sociali, coi compagni con cui continuiamo a fare controinformazione: in “Di come la 99 Posse cadde sulla terra”, un libro con tre racconti e tutti i nostri testi che Cuore manderà a giorni in edicola, c’è un cd rom con informazioni sulle battaglie antifasciste, per il lavoro, nelle carceri... Sappiamo di rischiare una fetta del nostro successo, ma non ci preoccupa>, riprende il bassista Jrm <altrimenti non imporremmo prezzi politici su tutti i nostri “prodotti”, dai dischi ai biglietti per i concerti. Siamo pronti alla censura radiofonica e televisiva, peraltro già scattata come alle polemiche per le nostre posizioni. Non siamo andati al Primo Maggio perché c’era il Papa, non ci piacciono Berlusconi e Bassolino che si fanno complimenti a vicenda>. Contro tutti e tutto? <No, sappiamo comunque distinguere tra Berlusconi e Bassolino ma stiamo con gli Assalti Frontali>. E con Pino Daniele cui nome compare tra le dediche finali? <Proprio così siamo molto grati a lui e alla sua musica. I miei primi ricordi musicali significativi sono legati ad un vecchio concerto di Pino>, conclude Mega.
Federico Vacalebre
IL MATTINO 4/5/00
giovedi 04 maggio 2000
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